Inappetenza bambini e adolescenti: parliamone con la psicologa!
- Problemi alimentari e disturbi alimentari nei bambini
- Disturbi alimentari e bambini: i sintomi
- A che età cominciano i disturbi alimentari?
- Il neonato o il bambino non vuole mangiare: più maschi o più femmine?
- Disturbi alimentari nei bambini: le cause
- Errori da evitare nel caso di inappetenza nei bambini
- Insomma…
Il mio bambino improvvisamente non mangia: che preoccupazione! La bocca ostinatamente chiusa, la testa che si gira dall’altra parte quando provi ad avvicinare il cucchiaio, bocconi masticati all’infinito e poi sputati. Nutrire un figlio è la prima e più naturale forma di accudimento che un genitore ha verso il figlio, la prima forma di relazione. E quando un figlio o una figlia rifiuta il cibo la preoccupazione è, naturalmente, enorme. Ancora di più se abbiamo a che fare con un neonato che improvvisamente mangia poco.
Poiché l’angoscia e il senso di impotenza che si provano di fronte all’inappetenza bambini o, peggio, quando un neonato mangia poco, sono gli stessi per tutte le mamme e tutti i papà, abbiamo chiesto alla dottoressa Giusy Di Profio, psicologa clinica ed esperta in sostegno alla genitorialità, di aiutarci a capire quali sono i disturbi alimentari nei bambini e i problemi alimentari in adolescenza, a quali segnali fare attenzione per capire se c’è effettivamente un disturbo dell’alimentazione o è semplicemente un periodo in cui il bambino o il neonato non vuole mangiare.
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Problemi alimentari e disturbi alimentari nei bambini
Non sempre il rifiuto del cibo indica un vero e proprio disturbo alimentare nei bambini. A volte, anzi nella maggior parte dei casi, i problemi alimentari possono essere solo temporanei e legati a fasi di crescita o a periodi di cambiamento. Quindi se il bambino improvvisamente non mangia non è detto che ci sia da preoccuparsi. Ma ascoltiamo i consigli dell’esperta.
Dott.ssa Di Profio, in quali casi il rifiuto del cibo è solo temporaneo e legato a una fase della vita di bambini e bambine, e quindi non dovrebbe destare particolari preoccupazione?
“Da 0 mesi all’adolescenza si possono manifestare episodi relativi al rifiuto del cibo. I genitori non dovrebbero preoccuparsi se il rifiuto del cibo si verifica durante fasi di criticità, stress e cambiamento per il bambino. Pensiamo per esempio al periodo dello svezzamento dei neonati che rifiutano la pappa e vorrebbero il seno, alla nascita di un fratellino o di una sorellina, ai fastidi della dentizione, a un trasloco o un cambio di scuola. In tutti questi casi, il rifiuto del cibo è legato a una fase transitoria e si risolve spontaneamente con il passare del tempo. Ci sono anche i bambini cosiddetti “spizzicatori” (picky eaters in inglese), che mostrano riduzione della fame e rifiuto selettivo per una gamma specifica di cibi. Anche questo comportamento non rientra in un quadro patologico di condotta alimentare. Non si tratta, cioè di un disturbo alimentare”.
In questi casi, quindi, siamo di fronte a problemi che si risolvono spontaneamente con il tempo e che in realtà non devono destare preoccupazioni perché non rappresentano una patologia.
Disturbi alimentari e bambini: i sintomi
Quali sono invece i campanelli d’allarme che ci fanno capire che possiamo avere di fronte un vero e proprio disturbo alimentare infantile?
“Il primo indicatore da osservare è il fattore tempo, ossia il perdurare del sintomo che stiamo osservando. Ad esempio, se il comportamento anomalo si protrae per un mese. I sintomi che rappresentano un vero e proprio campanello d’allarme e possono indicare un disturbo alimentare sono: iper eccitabilità, irritabilità, faticabilità eccessiva e interruzione precoce dell’assunzione di cibo, capricci, oppositività, collera intensa, disinteresse nei confronti del cibo, tendenza a sputarlo, rovesciare il piatto o vomitare quanto introdotto. Per i problemi alimentari in adolescenza, i sintomi sono l’eccessiva preoccupazione per il peso e per la forma fisica, dieta, abbuffate, vomito, abuso di lassativi, diuretici o pillole per dimagrire”.
I neonati possono manifestare questi sintomi già nei primi mesi di vita, spiega la dottoressa Di Profio ed è molto importante quindi essere attenti osservatori e riportare al pediatra se il neonato non vuole mangiare oppure ogni anomalia relativa al rapporto che il bimbo ha col cibo.
Dottoressa Di Profio, può spiegarci quali sono i più comuni disturbi alimentari nei bambini?
“I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione in età evolutiva sono: la Pica, che consiste nell’ingestione di sostanze non commestibili – come carta, lana, argilla, gesso, capelli, sporcizia, corda – per un periodo di almeno 1 mese; il disturbo da alimentazione selettiva, che si ha quando i bambini mangiano solo alcune tipologie di cibi ed escludono tutte le altre e c’è una perdita di peso significativa. Se non c’è perdita di peso, non si tratta di un disturbo alimentare ma di una cattiva condotta a tavola. Poi c’è la disfagia funzionale, che si verifica quando un bambino piccolo, anche da bebè, ha subito un trauma legato al cibo. Per esempio ha rischiato di soffocare per un boccone andato di traverso, o si è spaventato per il riflesso del vomito. In questi casi il bimbo mangia con difficoltà proprio perché ha paura che la pappa possa fargli male”.
E poi naturalmente ci sono i disturbi alimentari più conosciuti: anoressia e bulimia.
“Sì, l’anoressia nervosa si manifesta con un’assunzione ristretta di calorie in relazione al bisogno dell’organismo, sia nel bambino che nell’adolescente e una conseguente perdita di peso significativa. Mentre la bulimia nervosa prevede episodi di abbuffate in cui si ingerisce una quantità eccessiva di cibo in poco tempo. Simile alla bulimia è il Binge Eating Disorder, conosciuto anche come Disturbo da alimentazione incontrollata. A differenza della bulimia, in questo caso abbiamo anche un aumento di peso eccessivo”.
A che età cominciano i disturbi alimentari?
A che età cominciano i primi sintomi di disturbi alimentari nei bambini? Possono esserci disturbi alimentari nei bambini piccoli?
“Alcuni disturbi alimentari cominciano molto presto. L’età di esordio di pica, disfagia funzionale, alimentazione selettiva, per esempio, è intorno ai 18 mesi. Mentre l’anoressia nervosa presenta un picco nell’età compresa tra 13 e 18 anni e la bulimia nervosa ha un’età d’esordio tra 16 e 17 anni”.
Il neonato o il bambino non vuole mangiare: più maschi o più femmine?
I disturbi alimentari riguardano di più le bambine, i bambini, o entrambi nella stessa misura?
“Soprattutto nella prima infanzia, i maschi sono in percentuale maggiore rispetto alle femmine. Con l’ingresso in pubertà, la percentuale si inverte e vediamo una maggioranza di femmine. L’insorgenza precoce, interferendo con un sano processo evolutivo sia biologico che psicologico, si associa a conseguenze molto più gravi sul corpo e sulla mente. Un esordio precoce può infatti comportare un rischio maggiore di danni permanenti dovuti alla malnutrizione, soprattutto per i tessuti che non hanno ancora raggiunto piena maturazione, come le ossa e il sistema nervoso centrale”.
Disturbi alimentari nei bambini: le cause
Quali sono le cause dei disturbi dell’alimentazione (diversi dall’inappetenza bambini)?
“Le cause di questi disturbi sono complesse ed è più corretto considerarli come il risultato di fattori genetici, biologici e psicologici che, una volta scatenati da eventi ambientali particolari, danno inizio al disturbo alimentare. Penso a fattori genetici (ad esempio il temperamento di un bambino), ambientali (interazione disfunzionale bambino-mamma ), psicologici (bassa autostima). Ma anche fattori ambientali e familiari, come lo stress e il disagio sociale, gli abusi fisici o psicologici e i traumi”.
Errori da evitare nel caso di inappetenza nei bambini
Dottoressa Di Profio, ci sono comportamenti sbagliati, errori, che i genitori dovrebbero evitare per prevenire i disturbi alimentari nell’infanzia?
“Il momento dell’alimentazione è per il neonato e il bambino un’opportunità di ricevere accudimento e cura da parte del genitore, e il genitore talvolta può rispondere con comportamenti inadeguati. È importante evitare lotte, urla, premi e punizioni (“se mangi tutto, ti compro un regalo” oppure “ se non mangi non ti porto al parco”). Consiglio anche ai genitori di evitare l’uso di tablet, telefoni e televisione a tavola”.
Cosa fare se si sospetta che c’è qualcosa che non va, un problema alimentare?
“Se si sospetta un disturbo alimentare è necessaria la diagnosi precoce. Il genitore deve contattare il pediatra, che saprà indirizzare verso un percorso diagnostico psicologico e nutrizionale, e indicare centri specializzati per comprendere i motivi del malessere. È importante che il paziente venga valutato a livello clinico, nutrizionale e psicologico. Escludendo attraverso un’accurata indagine (analisi del sangue complete, esami delle urine e della funzionalità epatica) la presenza di fattori genetici come la disfunzione tiroidea, o la celiachia. L’intervento immediato e attraverso un approccio integrato è fondamentale per individuare causa e terapia corretta”.
Insomma...
In conclusione, è fondamentale distinguere tra una normale fase di inappetenza temporanea e un vero e proprio disturbo alimentare nei bambini e negli adolescenti. La mancanza di appetito può essere una situazione transitoria, legata a cambiamenti nelle abitudini, momenti di stress o fasi evolutive specifiche in cui il bambino, pur avendo fame, non riesce a mangiare con sufficienza. In questi casi, l’organismo non è in pericolo, e spesso il problema si risolve spontaneamente.
Quando invece la fame viene negata per lungo tempo, con comportamenti ripetitivi e segnali di disagio fisico o psicologico, è necessario prendere in considerazione la possibilità di una vera e propria malattia. I disturbi alimentari, infatti, non sono semplici capricci, ma condizioni complesse che richiedono attenzione clinica e supporto psicologico. Riconoscere le ragioni profonde del rifiuto del cibo è essenziale per intervenire in tempo e rispondere in modo adeguato ai bisogni dell’organismo in crescita del bambino.